In European agricultural history, the botanical species that came from the New World, following the trips of Colombo, have had an important and lasting impact due to the more radical and persistent repercussions both in the agricultural economy and on the eating habits of the Old Continent. After about two centuries, almost from the beginning of the sixteenth century to the beginning of the eighteenth century, during which Europe lived and metabolized the cultural and environmental impact of the new American crops, plants destined for human nutrition part of the European agricultural tradition, bringing enormous benefits in terms of agricultural yields and as a result of energy integration into the human diet: corn, or maize, many types of beans, tomatoes, peanuts, white and sweet potatoes, cassava, pumpkins, courgettes, papaya, avocado, pineapple, pepper, sunflowers, cocoa. Not only are some of these plants a source of vitamins for the Old World populations, but above all, corn and potatoes have been a basic calorie food for large masses of people. The aim of the paper is the usefulness these two plants have brought to European and Italian agriculture in terms of yields and calories, not comparable to any other American-origin plant, including that of tomato which is now part of the Italian agricultural tradition.

Nella storia agricola europea, le specie botaniche arrivate dal Nuovo Mondo, a seguito dei viaggi di Colombo, costituiscono il momento più significativo dell'introduzione di nuove colture, per via delle ripercussioni più radicali e persistenti sia nell'economia agraria sia sulle abitudini alimentari delle popolazioni del Vecchio Continente. Dopo circa due secoli, grosso modo dall'inizio del Cinquecento all'inizio del Settecento, durante i quali l'Europa visse e metabolizzò l'impatto culturale e ambientale delle nuove colture americane, le piante destinate all'alimentazione umana sono entrate a far parte della tradizione agricola europea, apportando enormi vantaggi, in termini di rese agricole e di conseguenza di integrazione energetica nella dieta umana. Il mais, o granturco , numerosi tipi di fagioli, il pomodoro, le arachidi, la patata bianca e quella dolce, la manioca le zucche e zuchine, la papaya, l'avocado, l'ananas, il peperone, i girasoli, il cacao. Non solo alcune di queste piante hanno costituito per le popolazioni del Vecchio Mondo una fonte di vitamine, ma soprattutto il mais e le patate sono stati un alimento calorico di base per grandi masse di persone. Il saggio tratta dell’utilità che queste due piante hanno apportato all’agricoltura italiana in termini di rese e di calorie, non paragonabile a nessuna altra pianta di origine americana, compresa quella del pomodoro che pure è ormai entrata di fatto nella tradizione agricola italiana.

Le piante del Nuovo Mondo e il nuovo regime biologico in Italia e in Europa / Capalbo, Cinzia. - STAMPA. - I(2017), pp. 141-152.

Le piante del Nuovo Mondo e il nuovo regime biologico in Italia e in Europa

CAPALBO, Cinzia
2017

Abstract

In European agricultural history, the botanical species that came from the New World, following the trips of Colombo, have had an important and lasting impact due to the more radical and persistent repercussions both in the agricultural economy and on the eating habits of the Old Continent. After about two centuries, almost from the beginning of the sixteenth century to the beginning of the eighteenth century, during which Europe lived and metabolized the cultural and environmental impact of the new American crops, plants destined for human nutrition part of the European agricultural tradition, bringing enormous benefits in terms of agricultural yields and as a result of energy integration into the human diet: corn, or maize, many types of beans, tomatoes, peanuts, white and sweet potatoes, cassava, pumpkins, courgettes, papaya, avocado, pineapple, pepper, sunflowers, cocoa. Not only are some of these plants a source of vitamins for the Old World populations, but above all, corn and potatoes have been a basic calorie food for large masses of people. The aim of the paper is the usefulness these two plants have brought to European and Italian agriculture in terms of yields and calories, not comparable to any other American-origin plant, including that of tomato which is now part of the Italian agricultural tradition.
2017
Food and culture. History society communication
9788867128524
Nella storia agricola europea, le specie botaniche arrivate dal Nuovo Mondo, a seguito dei viaggi di Colombo, costituiscono il momento più significativo dell'introduzione di nuove colture, per via delle ripercussioni più radicali e persistenti sia nell'economia agraria sia sulle abitudini alimentari delle popolazioni del Vecchio Continente. Dopo circa due secoli, grosso modo dall'inizio del Cinquecento all'inizio del Settecento, durante i quali l'Europa visse e metabolizzò l'impatto culturale e ambientale delle nuove colture americane, le piante destinate all'alimentazione umana sono entrate a far parte della tradizione agricola europea, apportando enormi vantaggi, in termini di rese agricole e di conseguenza di integrazione energetica nella dieta umana. Il mais, o granturco , numerosi tipi di fagioli, il pomodoro, le arachidi, la patata bianca e quella dolce, la manioca le zucche e zuchine, la papaya, l'avocado, l'ananas, il peperone, i girasoli, il cacao. Non solo alcune di queste piante hanno costituito per le popolazioni del Vecchio Mondo una fonte di vitamine, ma soprattutto il mais e le patate sono stati un alimento calorico di base per grandi masse di persone. Il saggio tratta dell’utilità che queste due piante hanno apportato all’agricoltura italiana in termini di rese e di calorie, non paragonabile a nessuna altra pianta di origine americana, compresa quella del pomodoro che pure è ormai entrata di fatto nella tradizione agricola italiana.
Nuovo Mondo, America; mais; patata; cibo; cereali; rese agricole; energia alimentare.
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Le piante del Nuovo Mondo e il nuovo regime biologico in Italia e in Europa / Capalbo, Cinzia. - STAMPA. - I(2017), pp. 141-152.
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